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Camerini del futuro: Marks & Spencer prova il self-checkout

di Elisa Marasca
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Dai camerini al pagamento, senza passare dalle casse: una nuova esperienza di acquisto con meno code e più autonomia per i clienti in vista delle feste natalizie.

 

Marks & Spencer, multinazionale britannica del retail, ha introdotto una novità in 28 dei suoi negozi ristrutturati nel Regno Unito, installando postazioni di self-checkout all’interno dei camerini. L’iniziativa consente ai clienti di provare gli abiti e pagare direttamente in camerino, eliminando il passaggio alle casse tradizionali e riducendo i tempi di attesa in negozio. Con questa idea, l’azienda si allinea alla crescente richiesta di maggiore autonomia e rapidità da parte dei consumatori, soprattutto in un periodo in cui la velocità di servizio e il comfort dell’esperienza d’acquisto sono diventati prioritari per molti retailer.

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Photo: Freepik

La scelta di implementare il self-checkout nei camerini, infatti, si inserisce in una più ampia tendenza del settore a digitalizzare i servizi nei negozi fisici (ci hanno già provato brand come Uniqlo, Zara e Primark), puntando su soluzioni innovative per ottimizzare il percorso di acquisto. I clienti possono ora scansionare e pagare autonomamente gli articoli, utilizzando un dispositivo di self-checkout nel camerino stesso. Questo sistema offre un ulteriore livello di privacy, permettendo di concludere l’acquisto in modo riservato, senza necessità di passare per la cassa. Il piano iniziale prevede l’installazione di una cassa self-service per ogni area camerini, con l’intenzione di aumentarne il numero in base alla domanda dei clienti. Le opzioni di pagamento tradizionali resteranno comunque disponibili.

Pro e contro

Tuttavia, l’innovazione non è priva di sfide. L’introduzione di questi dispositivi potrebbe infatti richiedere nuove misure di sicurezza, data la possibilità di aumento nei tentativi di furto. 

Per affrontare queste preoccupazioni, il personale di Marks&Spencer sarà presente nelle aree dei camerini per assicurarsi che i clienti non escano senza pagare. Sacha Berendji, direttore operativo della catena britannica, ha dichiarato a “The Telegraph”: «Si tratta di dare scelta. Se qualcuno vuole essere assistito da un collega, va bene e sarà sempre possibile. Ma se le persone preferiscono fare da sole, possono farlo».

Inoltre, non tutti i clienti potrebbero essere favorevoli a un’esperienza completamente autonoma. Alcuni preferiscono il supporto diretto del personale o potrebbero non sentirsi a proprio agio nel completare il pagamento in camerino, come ha dimostrato un recente articolo di “Business of Fashion” che ha esplorato il motivo per cui il self-checkout non è così diffuso nel settore dell’abbigliamento rispetto a quello dei generi alimentari. Tra le cause, il costo elevato delle etichette RFID e la necessità di un’attenzione più “umana” nell’esperienza di acquisto di moda.

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Photo: Freepik

«Quando si pensa a qualcuno che compra una borsa da 150 dollari, sembra quasi che il self-checkout impoverisca il servizio. Per questo la moda è stata uno dei settori più lenti nel cambiare il processo di checkout», ha dichiarato Matt Moorut, analista di marketing presso Gartner, a “Business of Fashion”. Resta quindi da vedere se questo nuovo approccio al checkout si adatterà bene alle aspettative di tutta la clientela e del personale, anche perché potrebbe significare meno posti di lavoro alle casse, come nei supermercati. La spinta verso soluzioni self-service per il checkout evidenzia comunque un cambiamento nel settore, in cui il concetto di “esperienza cliente” si evolve per rispondere alle richieste di praticità e velocità, soprattutto nei periodi di forte affluenza nei negozi, come quello pre-natalizio e di saldi.

 

Photo cover: Freepik

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