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L’87% dei retailer in Europa chiede tecnologie antifurto più efficienti

di Elisa Marasca
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In Germania una recente ricerca ha rivelato che nel 2024 le perdite da taccheggio e furti nei negozi hanno superato i 4,9 miliardi di euro. Ma l’emergenza è europea: la grande distribuzione chiede strumenti più avanzati per prevenire le perdite e proteggere la marginalità.

 

Un dato sintetizza l’urgenza percepita dai retailer europei: l’87% si dichiara preoccupato per l’incapacità delle attuali tecnologie di contrastare efficacemente le perdite. È quanto emerge da un’indagine pubblicata recentemente da Zebra Technologies Corporation nel suo 17esimo Annual Global Shopper Study, che fotografa una realtà sotto pressione, non solo per il calo dei consumi e l’erosione dei margini, ma per un’escalation di furti che, nei punti vendita, mina la sostenibilità del business.

A rendere ancora più evidente la criticità è il caso della Germania, dove nel 2024 i furti nei negozi hanno generato una perdita stimata in 4,95 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente. L’Associazione del commercio tedesco (HDE) ha rilevato che la quota più consistente è attribuibile ai clienti – quasi 3 miliardi di euro – seguiti da dipendenti infedeli e fornitori. Particolarmente preoccupante è l’incidenza della criminalità organizzata, responsabile da sola di un terzo delle perdite dovute ai taccheggi, con un danno vicino al miliardo di euro.

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Photo: Freepik / rawpixel.com

Furti, crisi sociale e investimenti sempre più onerosi

Il quadro si inserisce in un contesto macroeconomico delicato, in cui inflazione e disoccupazione, tornata al 6,2% in Germania, esasperano il disagio sociale e incentivano comportamenti illegali anche da parte di fasce della popolazione tradizionalmente estranee a tali dinamiche. I piccoli negozi alimentari, i supermercati e le drogherie risultano i più colpiti, spesso privi di risorse per adottare contromisure efficaci.

Le conseguenze non si fermano alle perdite dirette. Il fisco tedesco registra un ammanco stimato in 570 milioni di euro in IVA non incassata. Parallelamente, le imprese investono sempre di più in misure di sicurezza, con una spesa annua che ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro, tra personale, formazione, dispositivi antitaccheggio e videosorveglianza. La somma delle perdite e degli investimenti per contenerle porta il conto totale a oltre 7,3 miliardi di euro, equivalenti all’1,5% del prezzo medio di vendita al dettaglio.

Tecnologie obsolete, minaccia concreta

Nonostante gli sforzi, il settore ammette che le misure attuali non sono più all’altezza della sfida. Secondo quanto rilevato dal magazine Tech4Trade, quasi 9 retailer su 10 segnalano la necessità urgente di strumenti più sofisticati per contrastare non solo il taccheggio, ma anche frodi, anomalie operative e comportamenti sospetti da parte del personale. Il focus si sposta quindi su tecnologie predittive e intelligenti: soluzioni in grado di rilevare comportamenti anomali in tempo reale, incrociare dati da più fonti e intervenire in modo proattivo. La sfida è passare da un modello reattivo, centrato sulla sorveglianza passiva, a un approccio integrato e analitico, capace di leggere il contesto e anticipare le minacce. 

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Photo: Freepik / bedneyimages

Alcune catene di supermercati, come Lidl, stanno già adottando queste misure a Londra. La tecnologia è “VARstyle”, è posizionata alle casse selfservice, ed è progettata per prevenire i furti legati agli articoli non scannerizzati. Quando un cliente dimentica di scannerizzare un prodotto, una telecamera appositamente posizionata lo individua e riproduce un breve video sullo schermo prima che venga accettato il pagamento, costringendo l’utente ad annullare o correggere la scansione. In caso di persistenza dell’errore, l’intervento di un addetto diventa obbligatorio.

La pressione esercitata da perdite crescenti e strumenti di difesa inefficaci, quindi, sta spingendo il retail verso un cambio di paradigma. Se da un lato è necessario continuare a investire nella formazione del personale e nella sensibilizzazione del pubblico, dall’altro l’unica strada realmente sostenibile sembra essere l’adozione di tecnologie capaci di prevenire prima ancora che reprimere.

 

Photo cover: Freepik

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